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Sostieni i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in ambito sanitario

Le aggressioni al personale sanitario e socio-sanitario sul luogo di lavoro non sono solo un danno alla sicurezza e al benessere e alla salute degli operatori, ma anche un problema di sicurezza delle cure dei cittadini.

I dati Inail confermano che ancora oggi c’è una sottostima del fenomeno. Difatti, dal 2016 al 2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati positivamente dall’Istituto e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di 2.500 casi l’anno. Gli infortunati sono per quasi tre quarti donne, con donne vittime di episodio di violenza negli ospedali e nelle case di cura nel 64% dei casi e l’80% nelle strutture di assistenza sociale residenziale e non. A essere più colpiti sono i “tecnici della salute”, infermieri ed educatori professionali normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi. Nel computo, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, anche la categoria dei “medici”, che non comprende i sanitari generici di base e i liberi professionisti in quanto non inclusi nell’obbligo assicurativo Inail.

Grazie alla Legge attuale sono state aumentate le pene nei confronti degli aggressori. Sono previste pene da 4 a 10 anni per le lesioni gravi, pene dagli 8 ai 16 anni per le lesioni gravissime e per le aggressioni che non costituiscono reato è stabilita una sanzione pecuniaria che varia dai 500 ai 5000 euro. È stata istituita inoltre una Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari per condannare ogni forma di violenza.

Tuttavia la Legge n. 113/2020 ha trattato il fenomeno della violenza in modo incompleto e riduttivo.

Ancora oggi infatti non esistono una tutela legale gratuita, un percorso dedicato all’assistenza, alla cura e al reinserimento lavorativo né una polizza assicurativa e un  risarcimento per gli operatori che hanno subito episodi di aggressioni sul lavoro.

L’Associazione AMAD lancia questa petizione, diretta alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Salute, al Presidente della Regione Lazio,
all’Assessore alla Sanità della Regione Lazio,
al Presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, al Presidente della Provincia, al Sindaco di Roma,
all’Assessore alle Politiche Sociali.

Chiediamo subito al Governo, al Parlamento e alle Regioni un’integrazione della Legge n.113/2020 che dia certezza di tutela delle vittime di violenza nei luoghi di lavoro, inserendo i seguenti punti:

• Ambito di applicazione della presente proposta di legge a tutto il personale sanitario Dirigenziale e del Comparto Sanità, nonché a tutti i lavoratori assunti con diverse forme contrattuali (Partita IVA, Co.co.co, lavoratori interinali e lavoratori di Cooperativa), gli studenti, i volontari ecc., operanti nelle strutture sanitarie pubbliche e private, a rischio di subire aggressioni nei luoghi di lavoro;
• Inclusione del Rischio di Violenza e di molestie nei luoghi di lavoro nel D.lgs. n. 81/2008 (Testo Unico della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro);
• Inserimento del Rischio di Violenza e di molestie nel Documento di Valutazione annuale dei Rischi nei luoghi di lavoro (DUVRI);
• Riconoscimento della figura professionale dello Psichiatra del lavoro che abbia maturato i seguenti requisiti: aver lavorato per almeno 2 anni nella UOC Rischio Clinico, aver conseguito titoli di studi e/o dottorati di ricerca, pubblicazioni scientifiche  ed esperienza professionale nell’ambito specifico per almeno 2 anni, con obbligo di aggiornamento periodico sul fenomeno;
• Inserimento della figura professionale dello Psichiatra del lavoro all’interno di tutti gli istituti previsti nel D.lgs. n. 81/2008;
• Riconoscimento e conseguente indennizzo da parte dell’Inail del “danno fisico e psichico da aggressione nei luoghi di lavoro”, danno specifico/autonomo, diverso da quello psichico ad oggi previsto dalla normativa, che abbia comportato un’ inabilità e/o un’invalidità temporanea e/o permanente;
• Istituzione di un fondo patrimoniale presso la Regione Lazio, volto all’indennizzo di tutti i “danni fisici e psichici da aggressione nei luoghi di lavoro” non riconosciuti e non risarciti dalla normativa in vigore;
• Obbligo per le strutture sanitarie pubbliche e private di istituire una polizza assicurativa a favore del personale che ha subito aggressioni nei luoghi di lavoro per la copertura totale delle tutele legali in ambito civile, penale, stragiudiziale e sanitarie, ovvero i costi del percorso assistenziale e di cure necessarie per il reinserimento lavorativo e per il recupero psicofisico del lavoratore;
• Istituzione di un codice specifico di accesso ai Pronto Soccorso dedicato al riconoscimento dei pazienti agitati a rischio di violenza;
• Istituzione di un codice specifico di accesso ai Pronto Soccorso per i lavoratori che hanno subito episodi di aggressione sul posto di lavoro;
• Attuazione delle misure di sicurezza che rispettino i requisiti strutturali, funzionali,  tecnologici e organizzativi delle strutture sanitarie;
• Istituzione di un centro specifico di Psichiatria del lavoro in ogni Regione, dedicato agli operatori sanitari, sociali e amministrativi che hanno subito episodi di violenza e necessitano di un percorso finalizzato alla prevenzione, alla cura, al reinserimento lavorativo e al recupero psicofisico del lavoratore;
• Formazione per tutti i lavoratori in ambito sanitario pubblico e privato con cadenza annuale e semestrale nelle aree più a rischio;
• Sensibilizzazione e informazione per i cittadini;
• Educazione e prevenzione nelle scuole;
• Riconoscimento del rischio di violenza da parte del medico competente durante la visita di idoneità al lavoro prevista per legge, con richiesta di consulenza dello psichiatra del lavoro obbligatoria ;
• Valutazione obbligatoria da parte del medico competente dei danni subiti dagli operatori a seguito di eventi aggressivi tramite un questionario specifico e con la consulenza dello psichiatra del lavoro;
• Diversa allocazione del lavoratore vittima di violenza, mantenendo e garantendo la di lui professionalità, con divieto di far rientro nello stesso luogo di lavoro ove ha subito l’aggressione per il periodo di tempo ritenuto opportuno dal medico competente e dallo psichiatra del lavoro, a seguito di opportuna visita di valutazione;
• Promozione di protocolli d’intesa con gli Uffici territoriali del Governo per potenziare la presenza delle forze di Polizia nei pronto soccorso e nelle strutture sanitarie a maggiore rischio di violenza;
• Gli enti e le associazioni ai quali sono state riconosciute finalità di tutela degli interessi lesi dal reato, possono esercitare, in ogni stato e grado del procedimento, i diritti e le facoltà attribuiti alla persona offesa dal reato.

Sostieni questa battaglia di civiltà per dare alle vittime di violenza le giuste tutele.

Ti ringraziamo per il tuo prezioso supporto!